I prezzi del petrolio sono in aumento oggi dopo che un drone ucraino ha colpito il principale porto russo di esportazione sul Mar Nero — Novorossiysk — danneggiando una nave attraccata e provocando incendi al terminal petrolifero di Sheskharis.
Si tratta di uno dei punti di esportazione più importanti per il greggio e i prodotti raffinati russi, con un flusso di circa 760.000 barili al giorno. Per questo motivo, qualsiasi interruzione in questo porto ha immediatamente sollevato timori sulla stabilità dell’offerta. L’attacco rientra in una più ampia campagna ucraina che prende di mira le infrastrutture energetiche russe, a poche settimane da un precedente attacco agli impianti di Tuapse. Gli attacchi ripetuti aumentano il rischio di ulteriori interruzioni dell’offerta in un momento in cui il Cremlino sta già affrontando problemi logistici legati all’inasprimento delle sanzioni occidentali su Rosneft e Lukoil.
Sebbene i prezzi di Brent e WTI siano inizialmente saliti fino al 2,50% nelle prime ore di scambio, raggiungendo circa 60,50 dollari al barile dopo l’attacco, il sentiment complessivo del mercato resta contenuto. Al momento, il petrolio segna comunque un rialzo dell’1,40% nella giornata, a 59,40 dollari.
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