L’escalation della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti ha spinto la Banca Popolare Cinese (PBOC) a compiere una mossa senza precedenti, alzando il tasso di riferimento USDCNH oltre quota 7,20. Gli investitori consideravano questo livello come una soglia simbolica per la stabilità della valuta cinese. Tuttavia, i recenti piani per sostenere ulteriormente le esportazioni e la liquidità nel mercato azionario hanno spostato le aspettative sul tasso ufficiale oltre 7,30.
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Apri un Conto Apri un Conto Demo Scarica la app mobile Scarica la app mobileUSDCNH è tornato in fase di consolidamento, nonostante i continui annunci di un possibile allentamento della politica monetaria in Cina.
Fonte: xStation5
Trump e le difficoltà interne della Cina
L’ultimo round del “ping-pong dei dazi” ha rappresentato per la Cina una prova d’onore. In una sola settimana, l’intero flusso commerciale con gli Stati Uniti è stato colpito da tariffe superiori al 100%, e Pechino non ha fatto marcia indietro rispetto alle mosse di Trump, nonostante abbia probabilmente più da perdere, soprattutto nel breve termine.
I dati recenti confermano una deflazione persistente, che mette in evidenza il problema principale dell’economia cinese degli ultimi anni: la debole domanda interna. Le esportazioni hanno rappresentato una vera ancora di salvezza per una produzione in cerca di acquirenti. Tuttavia, la produttività dei produttori cinesi potrebbe presto aumentare le pressioni deflazionistiche, dato che l’eccesso di offerta rischia di restare bloccato nei porti cinesi a causa delle tariffe.
La decisione di Donald Trump di ritirare i dazi sull’elettronica di consumo ha contribuito a riportare un certo ottimismo sui mercati, ma non basta a ridurre la pressione sul governo cinese, che resta chiamato a stimolare la domanda interna tramite misure fiscali.
Una nuova direzione per la politica monetaria cinese
Con l’aumento del tasso di riferimento USDCNH, la PBOC sembra fare un passo indietro rispetto ai recenti sforzi per stabilizzare lo yuan. Una valuta più debole e esportazioni più competitive potrebbero però comportare un deflusso di capitali, con gli investitori sempre più diffidenti verso gli asset cinesi.
Tuttavia, secondo l’ex consigliere della PBOC Yu Yongding, le pressioni ribassiste sullo yuan non escludono necessariamente la volontà della banca centrale di mantenerne il controllo. In caso di deflussi eccessivi, la PBOC sarebbe pronta a iniettare liquidità per evitare un’ondata di vendite di asset cinesi, ad esempio attraverso acquisti obbligazionari, prestiti agevolati per riacquisti azionari e ulteriori tagli dei tassi, come già avvenuto a metà 2024.
Lo yuan ha subito una forte svendita, mentre la PBOC ha alzato il tasso di riferimento USDCNH sopra il livello psicologico di 7,20 (linea rossa). Fonte: XTB Research
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