- Gli indici americani hanno registrato cali venerdì in risposta alle rinnovate tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. I future indicano un proseguimento delle perdite anche nella sessione odierna (US100: -0,6%, US500: -0,4%, US30: -0,34%).
- Il Ministero del Commercio cinese ha accusato Donald Trump di aver violato gli accordi commerciali durante i negoziati, sottolineando la disponibilità della Cina a difendere i propri interessi. Questa dichiarazione smorza le speranze per un incontro Xi-Trump, nonostante le precedenti dichiarazioni di Scott Bessent secondo cui tali colloqui dovrebbero avvenire a breve.
- L’amministrazione statunitense prevede di inasprire le restrizioni sul settore tecnologico cinese, richiedendo licenze speciali per le transazioni con aziende legate a società già sanzionate (ad esempio, Huawei).
- Trump ha annunciato sabato sui social media che i dazi su acciaio e alluminio saranno aumentati dal 25% al 50%, a partire da mercoledì.
- Il sentiment negativo si sta diffondendo nei mercati dell’Asia-Pacifico. L’indice HSCEI è in calo del -2,15%, con perdite anche per il Nikkei 225 giapponese (-1,3%), il Kospi sudcoreano (-0,2%), il Nifty 50 indiano (-0,5%) e l’S&P/ASX 200 australiano (-0,24%).
- I maggiori perdenti nella sessione asiatica sono le società tecnologiche, i produttori cinesi di veicoli elettrici e le aziende legate ad acciaio e alluminio.
- In Australia, il PMI manifatturiero di maggio è sceso da 51,7 a 51, mentre in Giappone è salito da 49 a 49,4.
- Nei mercati valutari: il dollaro si indebolisce contro tutte le valute G10 (USDIDX: -0,1%) a causa delle crescenti tensioni tra USA e Cina. Le valute dell’area australiana registrano i maggiori guadagni (AUDUSD: +0,36%, NZDUSD: +0,52%). Lo yen si rafforza (USDJPY: -0,48%) dopo le dichiarazioni del premier Ishiba che il Giappone non scenderà a compromessi sui dazi. EURUSD rimbalza dello 0,2% a 1,137. Lo zloty polacco si indebolisce dopo il secondo turno delle elezioni presidenziali (EURPLN: +0,5%, USDPLN: +0,35%).
- OPEC+ aumenterà la produzione di petrolio di 411.000 barili al giorno a luglio, continuando la sua strategia per recuperare quote di mercato e penalizzare i produttori eccessivi. Nonostante il calo dei prezzi, paesi leader come Arabia Saudita e Russia proseguono, citando una domanda in crescita e solidi fondamentali. I contratti sul greggio Brent e WTI sono in aumento del 2,3% e 2,8% rispettivamente.
- Il sentiment nel mercato cripto resta negativo: il Bitcoin scende dello 0,2% a 104.770 dollari, mentre Ethereum perde l’1,5% a 2.489 dollari.
- L’oro rimbalza dello 0,9% a 3.320 dollari l’oncia per via delle rinnovate tensioni USA-Cina e della debolezza del dollaro. L’argento guadagna lo 0,4% a 33,12 dollari l’oncia.
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