Alphabet evita la vendita di Chrome: le azioni volano a +7%

16:48 3 settembre 2025

Le azioni di Alphabet (GOOG, GOOGL) sono schizzate fino al 7% nella mattinata di mercoledì dopo che un giudice federale ha stabilito che Google non sarà costretta a vendere il suo browser Chrome, ritenendo tale misura “inadeguata” nel contesto di un caso antitrust di grande rilievo.

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Fonte: XStation5

Il giudice Amit Mehta, del Distretto di Columbia, ha deciso che l’azienda dovrà condividere i dati che hanno contribuito a consolidare il suo monopolio nella ricerca online, ma ha evitato di imporre le sanzioni più drastiche.

Tra le decisioni chiave, Mehta ha autorizzato Google a continuare i pagamenti ai partner di distribuzione per il pre-caricamento o il posizionamento di Google Search, Chrome e dei prodotti GenAI. Questo include i circa 20 miliardi di dollari all’anno versati ad Apple, che garantiscono l’uso di Google Search come motore di ricerca predefinito su Safari e Siri. Anche le azioni Apple hanno reagito positivamente, salendo di quasi il 3% nella mattinata.

Il Dipartimento di Giustizia aveva chiesto la vendita forzata del business di ricerca di Google e la cessazione dei contratti miliardari che hanno consolidato la sua posizione dominante, richieste che il giudice ha respinto. Mehta ha sottolineato che i rimedi comportamentali proposti dai querelanti sarebbero sufficienti senza la dismissione immediata di Chrome.

Secondo il giudice, il compito del tribunale è distinguere tra comportamenti che mantengono un monopolio tramite pratiche anticoncorrenziali e comportamenti che invece ne favoriscono la crescita grazie a prodotti superiori. “Dopo due processi completi, questa corte non può stabilire che la dominanza di Google sia attribuibile in misura significativa a condotte illegali tali da giustificare la vendita di Chrome”, ha spiegato Mehta.

Il giudice ha inoltre respinto la richiesta del DOJ di una dismissione condizionata del sistema operativo Android, affermando che il governo non aveva presentato prove sufficienti a giustificare un intervento strutturale di questo tipo.

Nella sua decisione, Mehta ha evidenziato l’aumento della concorrenza nel settore della ricerca derivante dall’intelligenza artificiale generativa, definendo questa evoluzione un motivo per “lasciare che siano le forze di mercato a fare il loro lavoro”.

Pur mantenendo Chrome e Android e continuando i pagamenti ai partner, Google dovrà modificare alcune pratiche: non potrà più stipulare contratti esclusivi per la distribuzione di Google Search, Chrome, Google Assistant o Gemini, né subordinare licenze e revenue sharing di un’app all’uso o al posizionamento di altre app o servizi Google.

Fonte: finance.yahoo.com

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