L'analisi di XTB
Minaccia di aumento dei dazi in Cina di un ulteriore 50% da parte di Trump, l'entrata in vigore di questo aumento é prevista per mercoledí 9 aprile. La Cina é messa alle strette da queste decisioni da parte di Trump che di fatto richiede un intervento tempestivo da parte di Pechino, una mossa non proprio diplomatica dal punto di vista commerciale. Ma come stanno reagendo i mercati a questa situazione? Andiamo a vedere qual é la situazione dal punto di vista macro e dal punto di vista tecnico dei mercati.USA IN RALLENTAMENTO: PIL, DISOCCUPAZIONE E INFLAZIONE
Di recente abbiamo assistito all'uscita di numeri non proprio eccezionali per l'economia Usa. Vediamo le criticitá presenti nell'economia Usa.
GdpNow in Calo: ossia la stima del Pil per il primo trimestre del 2025 che di fatto é passato da circa il +3% di febbraio a -3,7% di una settimana fa per poi attestarsi al -2,8%. Questa settimana avremo un ulteriore aggiornamento del dato ma di fatto ció che conta é il crollo repentino dovuto principalmente ad un possibile calo dei consumi interni. Inoltre il ribasso di mercato avviatosi nella seconda metá di febbraio ha esasperato il sentiment negativo dei consumatori che sono molto legati all'andamento dei mercati azionari, pertanto il dato in questione rilevato dalla Fed di Atlanta suggerisce come l'economia Usa é sicuramente in rallentamento.

Disoccupazione e Tagli di Posti di Lavoro: Gli ultimi due report Challenger, ossia i report che vanno a rilevare i tagli di posti di lavoro in Usa, espongono una situazione veramente poco rassicuramente. Il report di febbraio ha visto circa 172.000 tagli di posti di lavoro, mentre il report uscito settimana scorsa ha segnato ben 275.000 tagli di posti di lavoro, con ben 3 record negativi per il dato (peggior marzo dal 1989, peggior trimestre dal 2009 e terzo peggior mese dal 1989 preceduto solo dalla pandemia). I tagli riguardano principalmente il settore governativo, qui si apre un grande interrogativo. Nelle ultime rilevazioni dei Nonfarm Payrolls, non abbiamo visto assolutamente un calo significativo delle buste paga, pertanto i numeri rilevati da Challenger sembrano non essere presi in considerazione dagli ultimi Nfp, a meno che non ci siano revisioni in negativo entro i prossimi due mesi. Nel frattempo il tasso di disoccupazione aumenta al 4,2% e le richieste continue di sussidi tornano sui loro massimi dal post-pandemia. Facciamo attenzione ai prossimi dati occupazionali, soprattutto quelli relativi alle richieste di sussidi in quanto potrebbero essere un dato proxy per il prossimo dato del tasso di disoccupazione, quest'ultimo in peggioramento dal 2023.

Inflazione: Il dato é in uscita per questa settimana e previsto in calo dal 2,8% al 2,6%. Osservando le rilevazioni in tempo reale di Truflation, si nota come l'inflazione in Usa sia in netto calo da dicembre 2024, in pratica un trend fortemente ribassista. Il calo dell'inflazione si rispecchia perfettamente all'interno dei numeri del GdpNow della Fed di Atlanta, mentre i dati del report Challenger confermano come la situazione occupazionale sia in peggioramento, scenario che ben si sposa con un calo dei consumi interni. Molto probabilmente potremmo assistere ad un ulteriore calo dei consumi, soprattutto dopo i dazi i cui effetti ancora dovranno essere visti all'interno dell'economia.

SITUAZIONE TECNICA
I mercati azionari globali hanno visto un mercato ribassista a partire da metá febbraio con conferme tecniche di ribasso di lungo periodo sui grafici mensili. Questa condizione tecnica fa presumere l'inizio di un vero e proprio bear market, ossia un mercato ribassista di lungo periodo della durata di almeno 12 mesi intervallato da forti fasi di rimbalzo e ribasso su base settimanale. Al momento i ribassi che si registrano solo compresi tra il -15% e -25% su alcuni indici, questa condizione é l'ideale per avviare una fase di laterale sui minimi che poi possa portare a dei rimbalzi tecnici per le prossime settimane. Attenzione, come nel 2022 i rimbalzi porterebbero al test di massimi che potrebbero essere rivenduti a favore del trend ribassista di lungo periodo che si é appena formato. Al momento non si puó confermare con certezza la fase di bear market, ma al contempo possiamo confermare come i mercati siano in risk-off. A peggiorare il quadro l'aumento dello spread di rendimento tra i benchmark del mercato obbligazionario Usa, ossia i rendimenti del 2 e del 10 anni americano che si portano a 35 punti base. Questi movimenti solitamente vanno anticipare quelle che sono fasi di taglio tassi da parte delle banche centrali. Questa condizione potrebbe manifestarsi appieno nel momento in cui inizieremo a vedere un aumento della disoccupazione e una diminuzione dell'inflazione, rimandando cosí alla teoria economica della Curva di Phillips nella sua massima espressione.
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