Il petrolio ha tentato di recuperare dalla forte caduta registrata all’inizio della sessione asiatica, ma con l’avvio delle contrattazioni europee e la diffusione dei primi commenti di Trump dopo l’arrivo di Zelensky a Washington, i venditori hanno nuovamente cercato di rafforzare il trend ribassista del prezzo della principale materia prima energetica.
Il nuovo calo del petrolio è dovuto in larga parte all’accoglienza relativamente “cordiale” riservata da Trump a Putin in Alaska. Prima del vertice, il mercato aveva registrato un lieve rimbalzo sulla speculazione che la Casa Bianca potesse imporre sanzioni sul petrolio russo in caso di fallimento dei colloqui. Sul tavolo c’erano sanzioni contro i due maggiori esportatori russi (Rosneft e Lukoil), oltre a nuovi dazi sugli importatori della materia prima.
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Apri un Conto Scarica la app mobile Scarica la app mobileTuttavia, l’escalation non si è verificata. La dichiarazione di un incontro “produttivo” ha allentato la pressione sulla principale fonte di entrate del Cremlino. Trump non solo si è astenuto dall’imporre dazi aggiuntivi alla Russia, ma ha anche rinunciato all’idea di introdurre tariffe extra sulla Cina per le sue importazioni di petrolio russo. Per i mercati, questa mossa riduce i timori di un maggiore sconvolgimento del commercio globale—soprattutto dopo il recente aumento improvviso dei dazi sull’India (fino al 50%)—poiché colpire la Cina avrebbe significato violare la recente estensione di 90 giorni della tregua commerciale.
Il proseguimento del trend dipenderà in larga misura dall’esito dei colloqui odierni tra Trump e Zelensky. Il presidente USA ha già dichiarato che “Crimea e NATO non sono sul tavolo per l’Ucraina”, osservazione accolta favorevolmente dal negoziatore russo Kirill Dmitriev, ma che allo stesso tempo limita le aspettative di Zelensky.
Tuttavia, il presidente ucraino ha più volte sottolineato di non poter accettare concessioni territoriali, mentre Trump sembra ammorbidire la sua posizione, commentando che “Zelensky, se vuole, può continuare a combattere”. La mancanza di progressi nei colloqui odierni—unitamente al passo indietro di Trump sulle sanzioni alla Russia—dovrebbe sostenere il trend ribassista del petrolio, che, tutto sommato, continua a penalizzare le finanze del Cremlino.
Il petrolio (OIL) estende le perdite di un ulteriore 0,75% nonostante un tentativo di rimbalzo durante la sessione asiatica. Tuttavia, il momentum d’acquisto resta lontano dall’essere convincente, con il contratto che scambia sotto la EMA30 (linea viola chiaro) per 11 giorni consecutivi. Un fattore chiave per ulteriori ribassi sarà il test del supporto intorno a 63,40.
Fonte: xStation5
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