I futures sull’S&P 500 interrompono la serie di rialzi durata una settimana, scendendo di quasi l’1,2% all’avvio delle contrattazioni. Il declassamento del rating creditizio degli Stati Uniti da parte di Moody’s ha riacceso il sentiment “sell‑America”: le azioni calano mentre l’aumento dei rendimenti dei Treasury mette in evidenza il costo del debito statunitense.
Inizia ad investire oggi o prova un conto demo senza rischi
Apri un Conto Apri un Conto Demo Scarica la app mobile Scarica la app mobileDal 22 aprile gli indici statunitensi avevano recuperato due mesi di perdite innescate dalle nuove ondate di dazi imposte da Donald Trump nella guerra commerciale. L’indice US500 ha chiuso la scorsa settimana a un passo dalla soglia psicologica dei 6.000 punti, sfiorando una condizione di ipercomprato (RSI > 70).
Fonte: xStation5
Per anni, il debito è stato la principale “esportazione” americana, e una fede duratura nell’eccezionalismo statunitense e nell’efficienza economica ha permesso al Paese di attirare capitali record. Questo scenario potrebbe però cambiare dopo il declassamento degli Stati Uniti da parte di Moody’s — l’ultima delle tre grandi agenzie (insieme a S&P e Fitch) a farlo. Le motivazioni di Moody’s riecheggiano i temi su cui Donald Trump ha basato la sua campagna nel 2024.
L’attenzione è puntata sull’incessante crescita del debito federale. Dal 2012 al 2024, il rapporto debito/PIL è salito dal 70 % al 98 %, e nessuno dei due partiti ha proposto misure durature per fermare la spirale del debito. Anche i costi per il servizio del debito sono in aumento, come indicato dai rendimenti più alti dei Treasury. Moody’s rileva che nel 2024 gli interessi sul debito federale hanno assorbito il 18 % delle entrate, rispetto al 9 % del 2021.
Sebbene il presidente Trump abbia invocato una riduzione del debito fin dalla campagna elettorale, le azioni della sua amministrazione — e le proiezioni di Moody’s — non indicano un rapido miglioramento. Il disavanzo di bilancio del 2025 è di quasi 210 miliardi di dollari superiore a quello del 2024, e i tagli fiscali previsti potrebbero non essere interamente compensati dai dazi, data la volontà di ridurre le tensioni commerciali. I tagli ai programmi sociali previsti per il 2026 ridurrebbero la spesa federale solo di circa il 15 %, lasciando inalterate le voci principali di spesa (come Medicare e gli interessi sul debito). Nonostante l’agenda di Trump, Moody’s prevede che il debito statunitense raggiungerà il 134 % del PIL entro il 2035.
Gli Stati Uniti sono usciti dal club dei debitori sovrani con rating massimo. Va però notato che la maggior parte delle economie ancora valutate AAA sono anch’esse sotto revisione per un possibile cambiamento di status (“u” = under review).
Fonte: Bloomberg Finance L.P
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