I dazi del 30% di Trump sull'UE: merce di scambio o guai seri?

13:44 14 luglio 2025

Impatto per le esportazioni dell’Unione Europea

L’annuncio dell’amministrazione di Donald Trump di introdurre dazi del 30% sulle importazioni provenienti dall’Unione Europea, con entrata in vigore il 1° agosto, rappresenta una minaccia significativa per l’intero comparto export dell’UE. Gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale dell’Unione per quanto riguarda i beni, rappresentando circa un quinto di tutte le esportazioni al di fuori del blocco. Nel 2024, l’UE ha esportato beni verso gli USA per un valore di 531,6 miliardi di euro, pari a quasi il 3% del PIL totale dell’Unione — una quota che, sebbene possa sembrare contenuta, è un motore cruciale per la crescita del PIL.

L’innalzamento dei dazi dal livello attuale del 10% al 30% comporterebbe un forte aumento dei prezzi dei prodotti europei, con il rischio concreto di un crollo delle importazioni. I settori più esposti includono:

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  • Farmaceutico (oltre il 20% delle esportazioni totali UE verso gli USA)

  • Automobilistico (circa il 10%)

  • Macchinari industriali (oltre il 6%)

  • Macchinari elettrici (6,0%)

  • Macchinari specializzati (5,0%)


Il grafico illustra l’importanza del commercio internazionale con i partner e con gli Stati Uniti. Come mostrato, l’Eurozona detiene la quota più ampia di importazioni verso gli USA, solo leggermente inferiore a quella dell’intera UE, che include anche paesi come Polonia, Repubblica Ceca e le nazioni scandinave.
Fonte: Bloomberg Finance LP, XTB

Impatto sul PIL dell’Unione Europea

Le analisi economiche indicano un impatto significativo, ma limitato, sul PIL dell’UE. Secondo le stime di Bloomberg Economics, gli attuali dazi al 10% riducono il PIL dell’Eurozona di circa 0,3%, e l’introduzione di dazi al 30% potrebbe raddoppiare tale effetto. Gli economisti di Goldman Sachs stimano che, se i dazi del 30% venissero mantenuti a lungo termine, il PIL dell’Eurozona potrebbe scendere cumulativamente dell’1,2% entro la fine del 2026.

Diverse istituzioni di ricerca presentano previsioni simili. Bruegel prevede un calo dello 0,3% del PIL dell’UE in uno scenario senza accordo, mentre il Parlamento Europeo stima una possibile contrazione compresa tra 0,2% e 0,8%, a seconda dell’eventuale attuazione di contromisure.
È importante sottolineare che l’impatto di dazi elevati sul PIL sarebbe comunque inferiore rispetto a crisi precedenti, come il COVID-19 o la crisi energetica degli ultimi anni, ma potrebbe rivelarsi più duraturo nel tempo.


L’economia dell’UE subirà l’impatto dei dazi di Trump, ma per ora l’effetto è limitato rispetto alle crisi passate. Tuttavia, l’introduzione di nuovi dazi al 30% potrebbe raddoppiare l’impatto attuale dei dazi sul PIL.
Fonte: Bloomberg Finance LP, XTB

Le economie più vulnerabili

La Germania, in quanto maggiore economia dell’UE, è particolarmente esposta agli effetti dei dazi statunitensi. Gli USA assorbono il 10% delle esportazioni tedesche (pari a 157,9 miliardi di dollari nel 2023), che rappresentano il 3,7% del PIL del paese. Il settore automobilistico, cruciale per l’economia tedesca, esporta il 13% della sua produzione verso gli Stati Uniti.

Le esportazioni di auto dalla Germania agli USA sono già diminuite del 13% ad aprile e del 25% a maggio 2025. Tuttavia, va ricordato che attualmente è già in vigore un dazio del 25% sulle importazioni di auto negli USA, il che significa che i dazi medi sulle importazioni dall’UE sono già superiori alla soglia generale del 10%.


Esportazioni nette verso gli Stati Uniti dall’UE negli ultimi anni.
Come si può osservare, macchinari e veicoli, seguiti da prodotti chimici e farmaceutici, rappresentano la quota maggiore delle esportazioni. L’UE è invece importatrice netta di materie prime dagli Stati Uniti.
Fonte: Bloomberg Finance LP, XTB

Anche l’Irlanda risulta fortemente esposta, con oltre il 53,7% delle sue esportazioni di beni destinate agli USA. Il settore farmaceutico, che rappresenta il 55% delle esportazioni irlandesi e il cui export verso gli USA equivale al 18% del PIL nazionale, è particolarmente a rischio. Al momento, i farmaci sarebbero soggetti a dazi più bassi, ma Trump ha minacciato tariffe fino al 200% sui prodotti farmaceutici entro 12-24 mesi.


Poco prima dell’entrata in vigore dei dazi reciproci, si è registrato un chiaro aumento delle importazioni dall’UE verso gli Stati Uniti. Ora ci si chiede se assisteremo a un nuovo picco della domanda di prodotti europei prima del 1° agosto.
Fonte: Bloomberg Finance LP, XTB

Si tratta di una tattica negoziale?
La reazione dei mercati finanziari suggerisce che gli investitori vedano principalmente l’annuncio dei dazi al 30% come una mossa negoziale da parte di Trump. L’euro si è indebolito solo marginalmente all’apertura, anche se il cambio EUR/USD è in calo dall’inizio di luglio. Gli analisti di Oxford Economics definiscono le ultime mosse di Trump come “teatro tariffario”.

Le stesse parole di Trump in una lettera all’UE rafforzano questa interpretazione: “Se volete aprire i vostri mercati, finora chiusi, agli Stati Uniti ed eliminare i vostri dazi e barriere non tariffarie, allora prenderemo in considerazione una revisione delle aliquote.” Inoltre, l’amministrazione Trump ha più volte cambiato posizione: a maggio aveva minacciato dazi al 50%, ad aprile si parlava di un’aliquota del 20%, mentre più recentemente si discuteva di mantenerla al 10%.

L’Unione Europea evita l’escalation
L’UE ha finora evitato l’escalation del conflitto commerciale. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato la proroga della sospensione delle contromisure fino al 1° agosto, per dare spazio ai negoziati. “Abbiamo sempre detto molto chiaramente che preferiamo una soluzione negoziata”, ha dichiarato von der Leyen.

Tuttavia, l’UE si sta preparando all’eventualità di dover reagire. Bruxelles ha pronte contromisure su beni americani per un valore di circa 21 miliardi di euro e sta preparando una seconda lista da 72 miliardi. Inoltre, sta valutando l’uso dello Strumento contro le coercizioni economiche (ACI), la misura commerciale più potente dell’arsenale europeo. Questo strumento, soprannominato ufficiosamente “bazooka commerciale” o “bazooka dell’UE”, consente di imporre dazi, restrizioni commerciali, limitazioni all’accesso agli appalti pubblici europei (oltre 2 trilioni di dollari l’anno), restrizioni sui servizi e controlli sulle esportazioni.

Diversificazione dei partner commerciali
In risposta all’incertezza con gli Stati Uniti, l’UE sta accelerando la diversificazione delle relazioni commerciali. Von der Leyen ha annunciato la firma di un accordo globale di partenariato economico (CEPA) con l’Indonesia e sta proseguendo i negoziati con l’India, con l’obiettivo di concluderli entro la fine dell’anno.

L’UE sta inoltre rafforzando la cooperazione con altri paesi colpiti dai dazi statunitensi, tra cui Canada e Giappone, in vista di possibili azioni coordinate contro la politica commerciale americana.

Sintesi
I dazi annunciati al 30% rappresentano una seria minaccia per le esportazioni e la crescita economica dell’UE, ma i mercati li interpretano per ora soprattutto come una mossa negoziale. L’impatto potenziale sul PIL europeo (tra 0,3% e 1,2% a seconda dello scenario) è rilevante, ma non disastroso. L’UE adotta un “doppio approccio”: continua il dialogo, ma si prepara anche a misure di ritorsione e alla diversificazione dei partner.
Germania e Irlanda sono le economie più vulnerabili, la prima per l’export automobilistico e la seconda per la forte dipendenza dal settore farmaceutico. Con appena due settimane rimaste fino alla fine di luglio, è bene ricordare che Trump ha cambiato spesso idea. Secondo molti operatori di mercato, nemmeno un accordo garantisce certezze: lo dimostrano Canada e Messico, firmatari del trattato USMCA, ma comunque colpiti da dazi e minacce di aumenti futuri.


EURUSD apre la settimana in calo, ma attualmente sta tornando ai livelli di chiusura di venerdì. La volatilità osservata suggerisce che gli investitori, al momento, non percepiscono una minaccia reale. Sembra infatti che, almeno per ora, su questa coppia pesino altri fattori, come i cambiamenti nella politica monetaria o persino un potenziale attacco verbale alla Fed, che potrebbe verificarsi in qualsiasi momento.
Fonte: xStation5

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