Oggi PMI dei Servizi

08:13 24 marzo 2025

Attenzione all'Europa

Una settimana con dati macro rilevanti, in prima battuta i PMI del settore dei servizi per l'Europa, Uk e Usa, poi il Pil Usa, il Pce sul finire della settimana e nel mentre l'uscita dei due aggiornamenti del GDPNow della Fed di Atlanta, il primo il 26 marzo e il secondo il 28 marzo. In sostanza una settimana con dei dati che potrebbero esasperare un po' la volatilitá giá presente in mercati azionari che di fatto sembrano voler iniziare un bear market, ossia un mercato ribassista di lungo periodo. 

I DATI PMI E LE STIME DEL GDPNOW

Per il momento troviamo dei PMI del settore dei servizi tutti sopra 50 ad eccezione della Francia che presenta un dato a 45,3, in pratica un'economia in rallentamento palese. Il settore dei servizi é fondamentale per l'Europa in quanto rappresenta quel settore sta trainando l'economia europea e che di fatto riesce ad attutire il rallentamento presente nel settore industriale e manifatturiero nel suo complesso. Un rallentamento di questo dato potrebbe significare un forte rallentamento per l'Europa e di conseguenza il proseguimento della linea di politica monetaria meno resitrittiva che sta conducendo la Bce in modo del tutto coerente con i dati che abbiamo a disposizione. Per quanto riguarda gli Usa il dato é assolutamente fondamentale in quanto un rallentamento del settore dei servizi sarebbe assolutamente deleterio visto che piú di 2/3 dell'economia americana si concentra proprio su questo settore. Facciamo molta attenzione in quanto abbiamo visto anche delle stime sul Pil ridotte da parte della Fed nell'ultima nota sulle proiezioni economiche per quest'anno che vedono un Pil scendere dal 2,1% a 1,7%, dato positivo ma in calo. Inoltre ricordiamo che il 26 e il 28 marzo usciranno le due nuove stime sul GDP Now, ossia sul Pil Usa del primo trimestre e gli ultimi dati sono stati tutt'altro che positivi. I cali registrati sono veramente importanti e potrebbero significare l'inizio di una fase recessiva per gli Usa, una fase che porterebbe la Fed ad affrontare un aumento della disoccupazione, giá in atto da tempo, con un calo dell'inflazione consistente cosí come registrato da Truflation che di fatto rimarca una tendenza negativa del tasso di inflazione a partire da fine dicembre 2024. 

ATTENZIONE ALL'EUROPA 

L'attuale dinamica tecnica suggerisce ancora dei mercati Usa in ribasso, un trend oramai intrapreso da qualche settimana e che ha bisogno di tempo prima di vedere una vera e propria inversione di lungo termine. Inoltre le dinamiche mensili sugli indici Usa suggeriscono una forte fase di rallentamento che potrebbe essere l'inizio di una fase di ribasso piú consistente nel lungo periodo. In questo contesto l'Europa, con Dax, Ftse Mib e Eurostoxx50, mostra una dinamica mensile ancora rialzista ma a tradire il trend attuale é il grafico settimanale che vede diverse settimane di staticitiá sui massimi, soprattutto sul Dax e su Eurostoxx, quest'ultimo oggetto di vendite importanti di massimi da oltre 5 settimane. Al momento l'attenzione si concentra quindi sulla dinamica dei prezzi europea che di fatto sembra voler frenare questo rialzo da sovraperformance che caratterizza la sua forza contro i mercati americani, una vera e propria anomali di lungo termine su base intermaket. 
 

 

Grafico Settimanale di Eurostoxx50 - Fonte: XStation

BOND EUROPEI VERSO UN CALO DEI RENDIMENTI?

Ricordiamo la dinamica dei bond europei che di fatto risultano gli asset che preoccupano di piú gli investitori. Al momento sui bond c'é sicuramente una dinamica che vede l'aumento dei rendimenti ma di fatto la situazione potrebbe, almeno in linea teorica, rientrare nel corso delle prossime settimane. Sono infatti stati venduti i bond tedeschi e francesi che di fatto raggiungono i massimi rendimenti da fine 2023, mentre i titoli con rischio piú alto come Italia, Grecia e Spagna, risultano ancora lontani da quei massimi di rendimento, configurando quindi l'attuale movimento sul comparto come un aggiustamento di prezzo nel lungo periodo, complice un EurUsd che si é apprezzato in modo molto forte in poco tempo. Inoltre per la prima volta il Bund a 10 anni quota un rendimento superiore all'inflazione target europea di lungo periodo e contemporaneamente supera il tasso di interesse Bce, condizione che fino all'ultimo intervento Bce non si é mai verificata. 

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Scritto da

David Pascucci

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