- I mercati asiatici rimbalzano grazie all’apertura della Cina ai colloqui commerciali, con l’Hang Seng di Hong Kong in testa ai guadagni, in rialzo del 2,2%, trainato dai giganti tecnologici cinesi Alibaba (+4,2%) e Xiaomi (+5,4%). Il Nikkei 225 del Giappone è salito dell’1,2%, l’S&P/ASX 200 australiano ha guadagnato l’1,5%, mentre il KOSPI della Corea del Sud e lo Straits Times di Singapore hanno registrato aumenti dello 0,4% e dello 0,3% rispettivamente. I mercati sono stati sostenuti dalla conferma del Ministero del Commercio cinese di stare valutando la possibilità di negoziati commerciali con gli Stati Uniti, pur sottolineando che qualsiasi dialogo deve basarsi sulla "sincerità" e sulla rimozione delle tariffe unilaterali.
- I futures statunitensi balzano dopo i segnali di apertura della Cina ai colloqui commerciali, con i principali indici che seguono l’ottima chiusura di Wall Street di giovedì. La dichiarazione della Cina, favorevole a un possibile dialogo commerciale con gli USA, ha migliorato sensibilmente il sentiment dei mercati, cancellando le perdite precedenti nei futures. Il Ministero del Commercio cinese ha confermato che funzionari statunitensi hanno preso contatti attraverso vari canali per avviare i colloqui, aggiungendo che “se combattiamo, combatteremo fino alla fine; se parliamo, la porta è aperta”, avvertendo però che “tentare di costringere o ricattare sotto la maschera dei colloqui non funzionerà”.
- I prezzi del petrolio rimbalzano ma restano avviati verso forti perdite settimanali, con il Brent in aumento dell’1,05% a 62,62 dollari e il WTI in crescita dell’1,09% a 59,61 dollari nelle contrattazioni asiatiche. Nonostante il recupero di venerdì, sostenuto dall’ottimismo sui colloqui commerciali tra USA e Cina, entrambi i benchmark si avviano a chiudere la settimana con cali tra il 5% e il 7% a causa dei dati economici deboli provenienti da Stati Uniti e Cina, che alimentano preoccupazioni sulla domanda. I mercati restano concentrati sulla riunione OPEC+ della prossima settimana (5 maggio), in cui il cartello è ampiamente atteso annunciare aumenti di produzione, dopo che l’Arabia Saudita avrebbe segnalato riluttanza a sostenere ulteriormente i prezzi tramite tagli dell’offerta.
- Le valute asiatiche si rafforzano nettamente contro un dollaro in calo, mentre i mercati valutari regionali hanno accolto positivamente i segnali di possibili colloqui tra USA e Cina. Il dollaro taiwanese si è distinto, rafforzandosi del 2,7% fino a raggiungere il massimo degli ultimi 14 anni. Il won sudcoreano e la rupia indiana hanno guadagnato rispettivamente l’1% e lo 0,9%. Lo yuan offshore cinese si è rafforzato dello 0,3%, mentre lo yen giapponese ha sottoperformato rispetto alle altre valute asiatiche con un guadagno di appena lo 0,1%, in seguito a dichiarazioni accomodanti della Banca del Giappone che hanno sollevato dubbi su futuri aumenti dei tassi quest’anno.
- Apple segnala un impatto da 900 milioni di dollari dovuto alle tariffe, dopo aver riportato solidi risultati trimestrali superiori alle attese, con un fatturato di 95,4 miliardi di dollari e un utile per azione (EPS) di 1,65 dollari. L’amministratore delegato Tim Cook ha osservato che l’impatto delle tariffe nel primo trimestre è stato limitato grazie all’ottimizzazione della catena di fornitura, ma ha avvertito che nel trimestre in corso si prevedono costi legati alle tariffe per 900 milioni di dollari. Apple ha ridotto il proprio programma di riacquisto azioni di 10 miliardi di dollari e ha rivelato che ora circa la metà degli iPhone destinati agli Stati Uniti proviene dall’India, mentre la maggior parte degli altri prodotti è fabbricata in Vietnam. L’azienda prevede una crescita dei ricavi nel trimestre di giugno “bassa a media a una cifra percentuale”.
- Il PIL giapponese è atteso in contrazione nel primo trimestre, secondo un sondaggio Reuters che prevede un calo annualizzato dello 0,2%, segnando la prima crescita negativa dal Q1 2024. Il calo previsto segue un’espansione del 2,2% nel trimestre precedente. Gli analisti citano l’aumento dei prezzi alimentari come fattore che ha inciso negativamente sul sentiment dei consumatori, nonostante condizioni occupazionali favorevoli. Le esportazioni sono aumentate per il quarto trimestre consecutivo, grazie all’anticipo delle spedizioni in vista delle scadenze tariffarie, ma è probabile che le importazioni abbiano superato le esportazioni, risultando in un contributo netto negativo alla crescita.
- Amazon supera le aspettative sugli utili ma fornisce previsioni prudenti, riportando un utile per azione di 1,59 dollari su ricavi per 155,7 miliardi, contro attese di 1,36 dollari di EPS e 155,1 miliardi di ricavi. Il settore cloud AWS ha registrato una crescita annua del 17% a 29,3 miliardi, in linea con le stime. Tuttavia, Amazon ha previsto per il secondo trimestre un reddito operativo tra 13 e 17,5 miliardi di dollari, sotto le aspettative degli analisti (17,8 miliardi), e ha avvertito di un impatto di 10 punti base sulle vendite, probabilmente a causa delle persistenti tensioni commerciali.
- Gli investitori diventano rialzisti sulla maggior parte delle valute asiatiche, secondo un sondaggio Reuters che mostra un aumento delle posizioni long su dollaro di Singapore, rupia indiana, baht thailandese e peso filippino. Gli analisti sono diventati positivi anche su won sudcoreano, dollaro taiwanese e ringgit malese, per la prima volta da ottobre, dato che il dollaro USA ha registrato ad aprile la sua performance mensile peggiore degli ultimi due anni e mezzo. Il peso filippino, che ha guadagnato il 2,6% ad aprile, ha visto il più alto livello di scommesse rialziste da metà settembre, poiché il paese affronta tariffe relativamente modeste (17%) rispetto ad altre economie del Sud-est asiatico.
- Il Giappone avverte che potrebbe usare le sue riserve di titoli del Tesoro USA come leva nei negoziati commerciali, dopo che il Ministro delle Finanze ha fatto il primo esplicito riferimento alla possibilità di utilizzare oltre 1 trilione di dollari in titoli statunitensi come leva nei colloqui con Washington. La dichiarazione evidenzia le crescenti tensioni, nonostante la Banca del Giappone abbia mantenuto ieri i tassi di interesse allo 0,5% e abbia rivisto al ribasso le previsioni di crescita per l’anno. Il Giappone ha precedentemente annunciato un pacchetto economico d’emergenza per contrastare l’impatto delle tariffe USA, che include sussidi per abbassare i prezzi della benzina e la copertura parziale delle bollette elettriche.
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