L'euro continuerà a salire? Inflazione, Trump e Ucraina in gioco

13:13 13 agosto 2025

Dal’inizio del 2025, l’euro è stata una delle valute con le migliori performance, insieme al franco svizzero, mentre il dollaro è diventato il capro espiatorio delle politiche del presidente USA, registrando il peggior primo semestre dell’anno dal 1973. Quali fattori potrebbero muovere il mercato valutario nei prossimi giorni?

Dati sull’inflazione USA
L’euro ha raggiunto il livello più alto delle ultime due settimane contro il dollaro. Questo rialzo è dovuto in parte all’inflazione negli Stati Uniti più bassa del previsto, dato che normalmente spinge la Federal Reserve a ridurre i tassi d’interesse, indebolendo il dollaro.

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I dati hanno confermato le aspettative del mercato secondo cui la Fed riprenderà i tagli dei tassi a settembre, causando un calo del dollaro. Attualmente il mercato prezza una probabilità del 96% che la Fed riduca i tassi di 25 punti base, mentre i rumor su un taglio di 50 punti base stanno guadagnando sempre più consenso.

Le aspettative di tagli a settembre sono supportate non solo dai dati sull’inflazione, ma anche dalle dichiarazioni di figure chiave. Ad esempio, il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha suggerito che la Fed dovrebbe effettuare un altro maxi-taglio di 50 punti base a settembre, come fece l’anno scorso.

Attacchi di Trump
Gli attacchi del presidente Trump alla Federal Reserve e all’U.S. Bureau of Labor Statistics rappresentano una minaccia per le prospettive del dollaro. Martedì, Trump ha ribadito le sue critiche al presidente della Fed Jerome Powell per non aver tagliato i tassi di interesse.

Trump ha inoltre minacciato di citare in giudizio Powell per i lavori di ristrutturazione presso la sede della Fed a Washington, che hanno superato il budget inizialmente concordato.

Lunedì, Trump ha nominato l’economista del think tank conservatore EJ Antoni per sostituire il direttore del BLS, licenziato all’inizio di questo mese dopo la pubblicazione dei dati sull’occupazione, richiamando sempre più pratiche di paesi autocratici, dove i vertici delle agenzie statistiche o delle banche centrali vengono sostituiti.

Queste mosse mettono sempre più in discussione l’indipendenza di entrambe le istituzioni, danneggiando l’immagine degli Stati Uniti nel mondo e indebolendo l’attrattiva della sua valuta.

A complicare ulteriormente l’incertezza politica negli USA c’è la geopolitica europea. Qui entra in gioco un fattore che storicamente ha pesato negativamente sull’euro: il conflitto in Ucraina.

Possibile pace in Ucraina
I potenziali guadagni dell’euro sul dollaro potrebbero essere limitati fino al vertice di venerdì tra il presidente Trump e il presidente russo Vladimir Putin.

Va ricordato che l’euro si è indebolito significativamente nei mesi successivi all’inizio della guerra in Ucraina, scendendo da circa 1,14 contro il dollaro all’inizio del 2022 fino alla parità a luglio, per arrivare a un minimo di circa 0,96 a settembre, segnando un calo del 16% nell’Eurozona.

Il mercato aveva anticipato un rischio di recessione maggiore nell’Eurozona rispetto agli Stati Uniti, a causa della dipendenza dal gas russo e del fatto che la BCE ha impiegato più tempo ad aumentare i tassi per contrastare l’inflazione, spiegando in parte i movimenti di entrambe le valute.

Analisi
Finché resta sopra 1,16, livello coincidente con la media mobile a 50 sedute e supporto chiave, il bias rimane rialzista. Il cambio ha mostrato un forte trend ascendente quest’anno. Negli ultimi giorni ha formato un pattern di continuazione noto come “flag”, e una rottura di questo pattern offre un potenziale a breve termine fino a 1,20. L’RSI è a 58, valore che non indica ancora ipercomprato, mentre l’ADX intorno a 25 segnala un trend in sviluppo, non debole, ma con margine di rafforzamento.

 

Conclusione
Anticipando uno scenario di base in cui la Fed inizierà a tagliare i tassi d’interesse a settembre, con un mercato del lavoro debole e Trump come leader indiscusso del mercato, riteniamo che il dollaro continuerà il suo trend discendente nei prossimi mesi.

Se la pace in Ucraina dovesse progredire e l’economia europea mostrasse segnali di ripresa, l’euro potrebbe gradualmente avvicinarsi a livelli di 1,20–1,25 contro il dollaro, sebbene questo percorso non sarebbe privo di alti e bassi.


 

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